mercoledì 19 febbraio 2014

CHE TEMPO CHE FA A SANREMO 2014 / PART.I


Benvenuti  a Che tempo che fa a Sanremo 2014.

Il tutto si apre con la prospettiva del Disastro. Nella storia di Sanremo  è capitato che interventi esterni richiamassero all’attenzione un tema urgente. Mi ricordo Pippo Baudo a Sanremo ’95 promettere aiuto ad un uomo penzoloni sul cornicione centrale, o gli operai  genovesi  della Fiat invitati sul palco dopo le agitazioni davanti all’Ariston. 
Lo ammetto: mi perdo Ligabue e la De Andreiana  Creuza de Ma.

Dopo Fazio entra la Littizzetto. Nello specifico lui esclama: “ Luciana Littizzetto!” e subito dopo penso di aver schiacciato col culo il telecomando ed esser tornata a Passaparola perché  sotto i miei occhi si compone una gaia coreografia dove due dozzine di ballerine decorate con mezzi scroti rosa issati in testa  annunciano Luciana. Che appare con lupetto in velo carne e reggiseno a balconcino con piccole piante e un piccolo Vincenzo Mollica che si porge da basso. Sono passati circa sei minuti dalla tragedia sfiorata dei tizi sul balcone.



 La Litizzetto spara a raffica una serie di banalità sconcertanti ; in un solo minuto, alle 21.22 circa, dice due volte “ tette”  e una “figa”. Segue quasi immediatamente una battuta su Brunetta. Lo snodarsi delle dinamiche Fazio/Littizetto le conosciamo tutti ed ecco il giuoco di rime con Gualazzi. Il tutto si conclude con una battuta su Berlusconi.

ARISA in rossetto corallo e maglia nera Oviesse su gonna glitterata classe 1978 e canzone su di una mela che cade dal ramo. Al coro di “ chi l’ha vestita?” qualcuno  risponde “ una stagista H&M.”




La canzone non è bella, non si capisce di cosa parla. “D’amore”, dice sonnecchiando mia madre.
Arisa ha quest’indole da massaia ben riposta dentro di lei, sembra sempre pronta a sbattere quattro uova nel catino. Poi si scopre che ha delle pump bianche che abbandona  sul palco in un qualche moto liberatorio. Sono abbastanza sicura di aver udito qualcuno del pubblico gridare “ A FRICCHETTONA”.  A canzone finita la Littizetto la guarda e le dice: “Madonna che figa che sei”. E lo fa ciancicando una gomma. 

FRANKIE  HI ENERGY il ragazzo suscita rispetto e fiducia. Indossa una maglia dalla quale spicca forse  un arcobaleno per Sochi 2014. La seconda canzone parte con un raggamuffin insopportabile, con luci di scena rossi verdi e gialli si chiama “Pedala” e non è un sequel generazionale  di  Il Bandito e il Campione ma un inno al coraggio per i giovani  in tempo di crisi. Le  coriste perplesse devono ripetere solo pedala, ma controllano lo spartito. Ospiti Tania Cagnotto e Francesca della Pe, che sembrano in fila per il Muccassina, che parlano in sincrono e con l’ombretto turchese. Vince pedala.



Stai per entrare in una valle di lacrime
Si aspetta il terzo concorrente ed invece esce Fazio vestito da ladro così come lo vestirebbe la stagista H&M, con lupetto nero e passo felpato. Dichiara di essersi vestito da esistenzialista francese e sento qualcuno dal pubblico tossire e chiedere “Ma  non cantano più?” Scopro solo in questo momento che sul 5 danno Il Duro del Road House con Patrick Swayze; quasi quasi. La storia dell’esistenzialismo francese era un modo originale per annunciare Letitia Casta. I due, non lo immagineresti mai, stanno per metter su un siparietto di venticinque minuti. Lei canta Meraviglioso di Modugno,  lui le Foglie Morte di Prévert. Lui dovrebbe rappresentare lo struggimento d’amore, lei la vitalità della giovinezza. Per questo si spoglia e canta Ma ndò vai se la banana non ce l’hai. Poi fanno un altro duetto scelto per commemorare la scomparsa di Enzo Iannacci. Lo sbigottimento è generale.

ANTONELLA RUGGERO dopo una crudele presentazione della Litttizetto ( “sta’ sempre qua perché è genovese”) cerca di rimediare sparando a caso un “che gnocca”. La prima canzone si chiama Quando Balliamo. La Ruggero ha lo sguardo a metà tra NormaDesdmond e Robert Smith, una voce magnifica e la canzone non è male. E’ vestita Oviesse anche lei. La seconda canzone Da lontano invece mi ricorda  l’allarme ad ultrasuoni contro le zanzare. L’ospite che proclama la canzone vincitrice è un pallanuotista cubano che ride e basta. Scenetta della Litizzetto allupata. Vince la canzone degli infrarossi.

RAFAEL GUALAZZI &  THE BLOODY BEETROOTS : Rafael vestito di blu, il tipo che lo accompagna al basso ha la maschera di Venom.  L’attacco della prima canzone ci fa dire : “ancora gualazzi.” Un pelo migliorato nell’aspetto, ci stupisce con un giuoco di coristi gospel  guantate di vermiglio e  base synth  che manco  11th dimension  di Casablancas. Liberi o no è il secondo brano:  coretti, giri di chitarra da telefilm del ’79 e Venom che saltella. Per me dovrebbe semplicemente trovarsi un buon autore che impedisca a Giuliano dei Negramaro di scrivere cose tipo “convenevole / controllabile / prevedibile.” 
L’ ospite che annuncerà la canzone è  Luigi Naldini terapista genetico, il meglio vestito  della comitiva. Questo improvviso salto tematico  mi intimorisce. Vince Liberi o no, Venom ne è felice.

Lungo cappello su Raffaella Carrà che canta e che balla pa pa party tonight e mette in campo, alle 22.28 il cha cha cha ciacio ciao, di cui temo le ripercussioni radiofoniche.  Auto felicitandosi del successo del remix A Far l’Amore comincia tu, presente nel film La Grande Bellezza , La Carrà si augura che Sorrentino possa vincere anche un Oscar (oltre al Bafta, vinto ieri, scopro.)  Esce la Littizetto che imita la Carrà che fa finta di essere sorpresa:  il tutto sfocia in un duetto un poco pazzeriello.  La Carrà saluta tutti con un appello al Governo Indiano per la questione Marò. Marò davvero.


 CRISTIANO DE ANDRE’:   identico come non mai a suo padre. La prima canzone ha una bella dimensione orchestrale. Ospite  una sciocchina Cristiana Capotondi  vestita di tenda verdina . Questa risulta nella maniera più schiacciante l’accoppiata peggio assortita del secolo. Addirittura la Capotondi fa dita incrociate a Cristiano, il quale non sa se ricorda dell’esatto significato del gesto ma sorride e lo riproduce.



PERTURBAZIONE   La prima canzone, Unica è una sorta di Mambo n° 5 con tanto di Erica, Monica, Arianna e Sara, lui sembra Michel Klein che tenta di resistere all’impulso di ballare. Il succo della canzone è pressappoco Nel dubbio t’amo. La seconda canzone L’italia vista dal bar composta di tre dico, tre note. 
Ospite quel bontempone di Massimo Gramellini  che non si perde un’occasione per leggere un suo componimento e parlare di fiori cuori e cass’integrati. Nella seconda parte della lettura definisce Sanremo  “una mammella alla quale tutti si attaccano”. Brr.


Subito dopo Cat Stevens, il meglio vestito de tutti. Con All you Need is Love convince tutti che non importa se sei musulmano se ami davvero. Un nuovo pezzo: Dreams e uno dei tempi andati : Father and Son.


E POI GIUSI FERRERO Con tubino bitorzoluto e avambraccio power. Propone L’amore possiede il bene e ti porto a cena con me. Secondo me la Giusi vince. Ha qualcosa della massaia pure lei: me la immagino preparare la tavola e lucidare i pomelli del forno. Ospite l’attore a me sconosciuto Marco Bocci inutile come solo Marco Bocci può essere;  si ciuccia, come tutti noi, il promo turistico della città e poi i benamati dieci minuti di pubblicità, prima di crollare sfinita riesco solo a pensare: e domani?


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