lunedì 4 marzo 2013

CARRIE NON L'HA MAI FATTO (così almeno)

Una delle serie cha ha rivoluzionato il mondo della sessualità e dell'essere donna nei tempi moderni è sicuramente Sex and the City.
Catapultati dal romanzo di Candace Bushnell, in una New York glam anni novanta con tutti i suoi contrasti, si assapora lo stridore di una generazione che brucia di un fuoco estremo fatto di vizi, sesso, droghe e una concezione nuova di relazione.
Libertà, emancipazione, il ruolo della donna manager altro non sono che la faccia lucente di una medaglia, in cui la società odierna fa i conti con il consumismo non solo ottemperato ed ostentato dalla classe borghese che ne consolida i vizi e le virtù, ma anche dalla sua stessa trasposizione in ambito sentimentale.


Il passaggio da uomo a uomo, da relazioni ad altre, vive attraverso una donna che non è più vincoltata da un percorso prescritto, bensì, che giorno dopo giorno viene ridisegnato e livellato dall'acquisizione sempre nuova di esperienza.
Come un moderno Ulisse, la figura della donna, alla ricerca di un partner ideale, viene raffigurata da Candance con un occhio cinico e romantico allo stesso tempo, la decadenza e la mondanità ne sono l'habitat giornaliero.


E, proprio grazie alla sua schiettezza, l'opera della Bushnell viene consacrata come una vera e propria telecronaca sul mondo femminile e trasposposta nella celebre versione televisiva, diventando un'icona moderna.
Forse non è tutto così evidente, negli episodi che spesso ci hanno fatto ridere, sospirare e dire "anche a me è successo", ma sicuramente una porta sull'universo femminile è stata aperta e tutti (uomini e donne) ne siamo grati.



Come spesso accade, in una società come quella americana, una forza centrifuga che spinge tutto all'esterno e mette a nudo l'entourage della vecchia New York, con schiettezza e senza filtri, non può che subire una flessione che vira in seguito al concetto di "redenzione".
E qui casca l'asino.
Tutta questa fatica, questa onestà di intenti, e poi ci rifilano un prequel di Carrie Bradshow e le sue storielle.
Se "La vita segreta di una teenager americana" aveva instillato in me un odio al perbenismo sdolcinato e a lietofine che non ricordavo dai tempi di "Seven Heaven", "The Carrie Diaries" mi ha fatto versare una lacrima di amarezza.
Serie passata inosservata forse o non ancora diffusa al vasto pubblico, ma che ha attirato la mia attenzione in una serata noiosa in cui non avevo in testa particolari velleità cinematografiche.


Ammesso e concesso che, se fosse stato un semplice seguito mal riuscito, non avrei sprecato nemmeno una riga, questo non solo è un telefilm stucchevole e assolutamente con nulla da dire, ma in un nano secondo cancella tutta questa raffinatissima macchina sopra descritta, per un semplice bisogno di "rehab".
Cosa direbbe Carrie Bradshow del suo passato ai suoi figli?
Ecco ora il pubblico potrà andare a letto sereno perchè Carrie ha un passato atavico con una sdolcinata famiglia, un fidanzatino tutto pepe al liceo e delle amiche che parlano di cose banalissime agli armadietti.
Così non ci turbiamo più con tutte quelle cose brutte sul sesso.

Amen.

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